DIARIO POSTUMO DI
UN LAVORATORE FLESSIBILE
S. Ruffolo (1916- 1989) - Nel buio
Gli studi storici sulla civiltà italica del terzo millennio hanno
fatto un importante passo avanti con la scoperta del diario d'uno sconosciuto
vissuto nei primi decenni dell'epoca. Un esame preliminare dei suoi contenuti
ci ha indotto a ritenerlo opera d'un “uomo flessibile”, categoria numerosa a
quei tempi. In effetti disponevamo già d'una massa ragguardevole di documenti
relativi al Culto della FlessibIlità allora diffuso. Articoli, saggi, fossili
di filmati tv, pergamene d'accordi internazionali come quello famoso tra Italia
e Gran Bretagna di inizio millennio, attestano come la venerazione della
Flessibilità fosse una delle occupazioni principali di quelle popolazioni.
In ogni settore della vita sociale, culturale, politica, financo
economica, esse parevano anteporre tale culto ad ogni altro impegno o pensiero.
Per la verità, i ricercatori non sono finora riusciti ad appurare se la
Flessibilità fosse creduta essere, o si volesse far credere che fosse, spirito,
sostanza, persona, archetipo collettivo o logo pubblicitario. Questo diario
d'un uomo che pare praticasse la Flessibilità, per convinzione o per obbligo,
permette comunque di comprendere meglio quale incidenza essa avesse nella vita
quotidiana.
Il diario
copre un arco di parecchi anni. Ne riportiamo alcuni brani.
Ottobre
2001. A me la flessibilità piace. Mi lascia libero di organizzare
il mio tempo. Sono indipendente. E poi si incontrano facce nuove.
Lavorare in aziende sempre diverse è una bella esperienza. Mi arricchisce la
professionalità e mi permette anche di spenderla meglio. E vero che ogni tanto
devo chiedere soldi ai miei per andare in discoteca, perché tra un lavoro e
l'altro magari passa qualche mese. Ma insomma, se penso a loro che han passato
tutta la vita nello stesso barboso posto, io son molto più soddisfatto.
Giugno 2005. La ditta in cui ho lavorato tre
mesi m'ha rinnovato il contratto per altri sei. Giusto un paio di giorni prima
che scadesse l'altro. Si vede che mi apprezzano. Certo che se me lo dicevano un
po' prima avrei gradito, perché mi risparmiavo di girare le agenzie e passare
nottate in Internet per vedere se trovavo un altro lavoro.
Gennaio2006. La mia
compagna S. vorrebbe fare un figlio. Pure a me piacerebbe. Però è anche lei una
flessibile - sta facendo un tempo parziale - e se dovesse capitare che restiamo
tutti e due senza lavoro, tra un
impiego e l'altro, non ce la faremmo. Dunque meglio aspettare. Siamo
ancora giovani.
Marzo 2009. La ditta in cui lavoro da sei mesi
m'ha rinnovato il contratto per altri tre. Il capo del personale dice che per
adesso, in attesa del giudizio dei mercati sui loro prodotti, non possono fare
di più. Ma invita ad avere fiducia. Altri hanno avuto prima o poi il tempo
indeterminato. Visto che dove lavoro io siamo almeno duecento, gli domando
quanti sono. Potrebbero essere addirittura il venti per cento, risponde,
facendomi due o tre nomi. -
Maggio 2010. Insieme con S. sono andato in
banca. Vorremmo comprarci un alloggetto. Anche se alla fine non lavoriamo in
media più di otto o nove mesi all'anno, guadagniamo abbastanza. Però avremmo
bisogno d'un prestito o d'un mutuo. L'impiegata sta a sentire, fa qualche
domanda, poi dice che non si può. I prestiti o i mutui si concedono soltanto a
chi ha un lavoro stabile. Per consolarci ci confida che nemmeno lei, impiegata
di banca, potrebbe avere un mutuo. E una temporanea.
Novembre
2014. Dopo
sette rinnovi consecutivi di vari tipi di contratto - un paio di interinali,
tre o quattro a tempo determinato, altri due CCC, cioè di collaborazione
coordinata - la ditta mi ha proposto un contratto a tempo indeterminato. In
cambio mi chiede soltanto, per via della flessibilità, di rendermi disponibile
al lavoro a turni, sei ore comprese in un qualsiasi intervallo tra le 7 e le
24, in qualunque giorno, sabato e domenica inclusi. Ogni settimana l'orario del
turno può cambiare. Naturalmente loro si impegnano a farmi sapere quale sarà il
mio orario con almeno due o tre giorni di anticipo. Naturalmente ho accettato.
Gennaio
2015. Ho
saputo da un biglietto di S. - adesso facciamo turni con orari diversi, così ci
lasciamo messaggi sulla porta del frigorifero - che il medico le ha detto che
se vuole avere un figlio dovrebbe sbrigarsi. A 35 anni una donna è anziana per
avere un primo figlio. Lei però è ancora indecisa. Adesso ha un CCC, ma sta per
scadere e non ha ancora trovato altro. E se non lavora lei non paghiamo
l'affitto, altro che il latte in polvere e una tata. Ci vorrebbe una legge
apposta, per le madri flessibili.
Luglio2016.
Mia madre
vorrebbe sapere con precisione quale lavoro faccio Per dirlo ai parenti, agli
amici che chiedono notizie. Sostiene che la mette a disagio non poter
rispondere che suo figlio per dire, fa l’elettricista, l’impiegato
all'anagrafe, o il disegnatore di depliants. Vorrei risponderle, perché ormai
ha l'aria proprio vecchia. Il fatto è che, dopo tanti lavori, non lo so nemmeno
io chi sono, che cosa sono. Da qualche tempo mi fa male la schiena Ho prenotato una visita.
Luglio
20l8. Dato
che bisogna essere previdenti, ho chiesto a un'esperta a quanto potrebbe
ammontare la mia pensione. M' ha parlato di ricongiungimenti, casse separate,
regime contributivo, e dello sbaglio d'aver cambiato tante volte lavoro e
azienda. Posso aspettarmi, in conclusione, una pensione pari a circa un terzo
di quello che prendo al mese, quando lavoro. Ma con una pensione pari
a un terzo dello stipendio mica si vive. Quindi le ho chiesto cosa dovrei fare
per aumentarla. Dovresti investire almeno un terzo di quello che guadagni in un
fondo integrativo, ha detto.
Settembre 2018. Non sono
ancora riuscito ad andare dal medico. Ogni volta che faccio la prenotazione,
capita che sono di turno.
Dicembre 2018. La ditta,
di cui ho sentito che sta andando benissimo, mi ha licenziato. Ho protestato,
ricordando che il mio contratto era a tempo indeterminato. M'hanno spiegato
gentilmente che da quando lo statuto dei lavoratori è stato abolito,
indeterminato significa soltanto che è l'azienda a decidere quando il contratto
termina.
(Mese
illeggibile del 2022). Quest'anno sono riuscito a lavorare
soltanto sei mesi. Le aziende mi fanno difficoltà perché, alla mia età, non ho
abbastanza formazione. I giovani che arrivano adesso dalla scuola sono più
preparati e flessibili. Per fortuna nell'azienda in cui lavoro adesso ho
ritrovato F., ex compagno di scuola. E’ diventato capo settore, un uomo
importante. Gli ho chiesto com'è riuscito a far carriera. Beh, dice, ho cercato
di restare nella stessa azienda il più a lungo possibile Se uno salta di qua e
di là, da un posto all'altro, mica lo promuovono. Ti pare ?
Chiudiamo qui, per ora, il diario
del l'uomo flessibile. Come ben sanno gli storici, le cause del rapido declino
della civiltà italica del terzo millennio
sono tuttora avvolte dal mistero. L'ipotesi d'un avvelenamento
collettivo da piombo delle condotte d'acqua, già affacciata per spiegare il crollo d'una civiltà fiorita
nello stesso territorio 15-20 secoli prima va scartata in base alle indagini
compiute con i nostri super-spettrografi di massa. Ma
sulla base di quest'ultimo ritrovamento ci pare lecito ipotizzare che il culto
della Flessibilità, distraendo ipnoticamente i capi come le masse da ogni altro
fine esistenziale, abbia avuto in tale declino un peso non lieve. Le nostre
ricerche su questo fascinoso tema proseguiranno.
Luciano Gallino
(pubblicato su “la Repubblica” del 20 febbraio 2002, p.1
e 15)
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